Il convegno Cinema e politica internazionale nel secolo breve, tenutosi nei giorni 28 e 29 novembre 2024 presso l’Aula Mazzini dell’Università degli Studi di Genova, si è proposto di indagare le modalità attraverso cui la storia del Novecento è stata rappresentata e interpretata mediante il linguaggio cinematografico, inteso come strumento privilegiato di narrazione storica per la sua capacità di coniugare accessibilità, diffusione popolare e potere evocativo.
L’iniziativa, organizzata dal Dipartimento di Scienze Politiche e Internazionali (DISPI) dell’Università di Genova, in collaborazione con l’Università “La Sapienza” di Roma e l’Università degli Studi Link di Roma, si inserisce nell’ambito delle attività della Cattedra Jean Monnet Ciak-EU! Europe through films: history, identity and politics. Il convegno ha riunito oltre trenta relatori, tra studiosi, giornalisti e critici cinematografici, provenienti da numerosi atenei italiani e internazionali — tra cui le Università di Padova, Modena e Reggio Emilia, Torino e Amburgo —, i quali hanno offerto contributi di elevato profilo scientifico all’interno di un percorso di riflessione articolato attorno a specifici macrotemi, sviluppati nel corso delle due giornate di lavori.
La prima giornata del convegno si è articolata intorno al tema del colonialismo, delle guerre civili e della mobilitazione delle masse nel corso del Novecento. Dopo i saluti istituzionali, il dibattito si è aperto con un’analisi critica delle rappresentazioni cinematografiche del colonialismo e dell’imperialismo durante la Prima guerra mondiale, esaminando opere quali Ferdinand the Bull (1938), La Battaglia di Algeri (1966) e Il Leone del Deserto (1980). Tale esame ha posto in rilievo il ruolo del cinema come veicolo di riflessione su identità, violenza, denuncia politica e allegorie pacifiste.
Successivamente, l’attenzione si è focalizzata sulle manifestazioni cinematografiche che hanno accompagnato le dinamiche di ribellione sociale, dalla produzione espressionista della Repubblica di Weimar — con titoli emblematici quali Il gabinetto del dottor Caligari (1920), Nosferatu (1922) e Metropolis (1927) — fino al cinema di propaganda bolscevico e alle avanguardie europee della Nova Vlna e della Nouvelle Vague, rappresentate da film come Le margheritine (1966) e La cinese (1967). La giornata si è conclusa con un approfondimento sulla dimensione della memoria politica e storica, attraverso l’analisi di Argentina, 1985, che affronta la giustizia transizionale e i diritti umani, e la riflessione sulla (des)memoria nella poetica di Pedro Almodóvar.
La seconda giornata del convegno ha proseguito il discorso sulla memoria storica attraverso un’analisi del ruolo del cinema nella rappresentazione della Seconda guerra mondiale, con particolare riferimento a opere quali Bastardi senza gloria (Tarantino, 2009) e La zona di interesse (Glazer, 2024). Il primo panel ha esaminato il cinema propagandistico bellico, confrontando il film-manifesto Why We Fight (Capra, 1942) con le produzioni dell’Istituto LUCE, evidenziando inoltre un’assenza significativa nella rappresentazione cinematografica del rapporto tra Alleati e Resistenza italiana, in contrasto con la vasta trattazione della Shoah e il suo impatto sulla memoria collettiva.
Il passaggio alla Guerra Fredda ha introdotto il secondo panel, incentrato sul genere dello spy-movie e sulla figura dell’agente segreto come icona culturale della seconda metà del secolo. Il dibattito si è ampliato con riflessioni sulle narrazioni statunitensi di eventi storici, oscillanti tra esaltazione patriottica e autocritica, nonché con l’analisi di rappresentazioni cinematografiche della Guerra del Vietnam, della crisi dei missili di Cuba e delle tematiche legate al pericolo atomico, tra trauma e attivismo ecologista.
L’ultimo panel ha affrontato il tema delle organizzazioni internazionali nel cinema, ponendo particolare attenzione all’ecologia e al concetto di Antropocene. È stata inoltre esplorata la funzione del monologo e del discorso politico come strumenti narrativi di forte impatto sociale e culturale, soprattutto in relazione alla tutela dei diritti umani nelle grandi tragedie storiche. La giornata si è conclusa con un’analisi delle modalità attraverso cui il cinema ha affrontato il processo di unificazione europea e le questioni identitarie connesse al motto “unita nella diversità”, esemplificate da opere come Il banchetto dei contrabbandieri (Storck, 1951), Niente da dichiarare? (Boon, 2010) e Western (Poirier, 1997).
A conclusione del convegno, la lectio magistralis tenuta da remoto dalla professoressa Anne Bruch dell’Università di Amburgo ha offerto un approfondimento sul ruolo del cinema informativo nella costruzione dell’identità europea negli anni Cinquanta e Sessanta. L’intervento ha presentato i risultati del progetto di ricerca “Werben für Europa. Die mediale Konstruktion europäischer Identität durch Europafilme im Rahmen europäischer Öffentlichkeitsarbeit”, diretto dalla Professoressa Gabriele Clemens presso l’Università di Amburgo. Il progetto ha analizzato un corpus di circa 350 film, raccolti nella Advertising Europe Film Collection, conservata dal 2019 presso gli Archivi Storici dell’Unione Europea a Firenze. Al centro dello studio vi sono film informativi commissionati da istituzioni sovranazionali quali l’Unione Europea Occidentale, il Consiglio d’Europa, la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, Euratom e la CEE, nonché da dipartimenti nazionali di stampa e informazione di Francia, Germania Ovest e Italia. Questi materiali, finora trascurati dalla storiografia e dagli studi cinematografici, costituiscono oggi una fonte cruciale per indagare le strategie comunicative impiegate nella costruzione dell’identità europea e nella diffusione del progetto europeo.
Articoli pubblicati: Diletta Culla, Cinaema e politica internazionale nel secolo breve. Rileggere il Novecento attraverso lo sguardo della settima arte: Genova 28-29 novembre 2024, Euractiv Italia (https://euractiv.it/section/